Caso Clubhouse: utente bannato, registrava le conversazioni mandandole a siti terzi

Il nuovo socialnetwork Clubhouse ha recentemente bannato un utente poiché è riuscito a mandare in streaming i feed audio catturati da diverse stanze a siti terzi. L’azienda dopo aver riconosciuto l’accaduto ha deciso di installare ulteriore protezione per poter evitare che si ripetano incidenti analoghi si cybersicurezza

I ricercatori della Stanford Internet Observatory, che hanno subito notato possibili criticità su Clubhouse legate alla sicurezza sono molto scettici. È molto importante che gli utenti siano a conoscenza del fatto che le loro conversazioni potrebbero essere registrate in qualsiasi momento senza problemi.

Per questo come già accennato l’app delle chat room ha affermato dell’importante lavoro che sta svolgendo al fine di rendere più sicuri i dati degli utenti da attacchi di spie o hacker.

“Clubhouse non è al momento in grado di promettere molto sulla privacy di conversazioni che si tengono in qualunque parte del mondo”, ha dichiarato su Bloomberg il direttore dello Stanford Internet Observatory, ed ex security chief di Facebook, Alex Stamos.

Per chi non ne fosse a conoscenza Stamos ha inoltre confermato che Clubhouse per quanto riguarda l’attività di back-end si avvale di Agorà. Startup cinese con sede a Shanghai. Quindi clubhouse è si responsabile per la user experience, ma dipende poi da Agora l’elaborazione del traffico dei dati e la produzione audio.

Sempre secondo il team di ricerca di Stamos solleva ulteriori dubbi sulla privacy in particolar modi dei cittadini che potrebbero erroneamente pensare che le conversazioni non siano sorvegliate da Pechino.

A questo punto è intervenuta la start up cinese dichiarando si non conservare e tanto meno condividere dati personali dei suoi clienti, dove tra l’altro Clubhouse non è l’unico.

Ne giorni scorsi anche Kaspersky ha lanciato l’allarme di cybersecuity sottolineando: “Sono due i rischi principali legati alla popolarità di Clubhouse: la vendita degli inviti e le applicazioni che imitano l’app legittima. In entrambi i casi, viene sfruttato l’interesse degli utenti per la piattaforma social”

L’unica informazione certa che abbiamo è che ad oggi la privacy policy, aggiornata a novembre 2020, non fa riferimento alla base giuridica che legittima la piattaforma, quale titolare del trattamento, ad acquisire e quindi trattare i dati personali degli iscritti.