Studi sugli Smart Speaker rivelano criticità sulla privacy

La crescita degli smart speaker nel 2020 è aumentata sempre più anche con l’impatto della pandemia. Solo dal 2018 al 2019 le vendite di questi dispositivi sono cresciute del 70%

Analizziamo ora uno degli assistenti vocali più famosi: Alexa, quando appunto parliamo di assistenti vocali bisogna considerare un numero enorme di applicazioni, vocali note anche come skills.

Per Alexa si contano oltre 100.000 app vocali, per un numero molto elevato di questi device sparsi per il mondo.

Su queste skills si è svolto un importante studio negli Stati Uniti che ha puntato subito sul livello di tutela dei dati personali delle app e sulla loro capacità di rispettare le leggi sulla privacy.

Per gli utenti chiedere di mettere la musica o di ordinare qualcosa da mangiare sembra un atto semplice che porte ad interagire solo con la casa madre, purtroppo non è così ogni volta che “parliamo” con il nostro assistente vocale entriamo in contatto con terze parti che hanno sviluppato quella app.

Qui si crea il problema con la Privacy. Il punto è il modo in cui le terze parti entrano in contatto con i nostri dati e le nostre informazioni personali.

Un esempio può essere che i nomi degli sviluppatori che accompagnano ogni app non sono verificati.La presenza di un nome ha un forte impatto psicologico sul consumatore, perché offre una sicurezza illusoria sull’affidabilità del servizio che andiamo a scaricare. Questo fatto non solo favorisce la violazione della privacy ma predispone l’apparecchio a una qualsiasi minaccia informatica come ad esempio il phising,

Quando inoltre attiviamo un app vocale di Alexa potrebbe capitare di attivarne un’altra insieme poiché le skills condividono spesso la stessa parola di attivazione.

Su 1.146 applicazione studiate dai ricercatori, il 24% circa di quelle che richiedevano un acceso ai nostri dati non avevano nessuna politica sulla privacy attiva, in poche parole non si capiva come mai potessero accedere alle informazioni personali.

Dopo questa approfondita ricerca il team di ricerca suggerisce ad Amazon di iniziare a distinguere le app da lei sviluppate e app fornite da terzi, con un sistema che magari rendesse più facile individuare e convalidare l’identità di chi sviluppa tali app.